sabato 12 novembre 2016

Il terremoto a Norcia e dintorni, ha creato problemi alla popolazione e sconquassato chiese e case

La terra trema correte....................

 



A cura di Mariolina Savino

Foto di archivio di redazione
alcune tratte da internet

Quando arrivano le scosse, spesso notturne, senza alcun preavviso, con l'urlo sordo del boato che mette paura più ai grandi che ai piccini, tutto si muove intorno e la lucidità di affrontare il momento, va a farsi benedire.
Si cerca velocemente la via di fuga, ci si infila un pantalone.... ma no non c'è tempo o "scappi" dalla cabina  doccia tutto bagnato, infreddolito, terrorizzato e "acchiappi" una coperta, cercando di coprirti e corri verso quel fuori, che ti garantisce salva la vita, inciampi, cadi, ti rialzi e riparti in secondi che sembrano anni e ancora il mostro non si placa, ha deciso di farti capire che lui comanda, tu sei lì e subisci meschino e fuori controllo, un evento naturale come la pioggia o il vento, anche se fortunatamente, molto meno frequente.

Sì perchè il terremoto è un evento del tutto naturale, ma che nei secoli ancora non ci ha insegnato ad agire e reagire. 

Le case, le chiese e tutti gli edifici pubblici e privati, antisismici o no, subiscono danni o lesioni più o meno irreversibili, quando la forza della natura sprigiona il suo potenziale.
Noi mettiamo in sicurezza vite umane e opere d'arte mllenarie in luoghi che riteniamo sicuri, protettivi e che invece, possono diventare la nostra gabbia.
Fortunatamente riguardo alla città di Norcia, questo sisma iniziato il 24 agosto 2016, (non dimentichiamo che Amatrice piange i suoi morti), aveva già messo tutti in allarme e le costruzioni fatte ad opera d'arte più la prevenzione di molti che da tempo dormivano fuori casa, spesso in macchina o ricoveri di fortuna, non ha causato morti o feriti gravi.

Ma essendo oramai acclarato il movimento sotterraneo e non della varie faglie, occorre fare una riflessione profonda e capire se è più il caso di ricostrire sempre con gli stessi concetti e ad ogni terremoto ricominciare con la paura, gli eventuali morti e feriti, una civiltà messa totalmente a soqquadro, bambini e ragazzi sballottati a destra e manca, scuole inagibili e genitori che vivono con il costante terrore di avere i figli in pericolo.

Anche il patrimonio artistico ogni volta subisce perdite di testimonianze antiche, o la caduta di chiese, abazie, campanili, musei, parte essenziale della nostra civiltà da voler tramandare ai posteri.

Noi possiamo osservare i fenomeni, parlarne, porne l'accento ma non siamo tecnici ne' tantomeno  scenziati,  ma ci risulta difficile capire perchè, avendo importanti e ed autorevoli istituti che seguono i vari eventi sismici, vulcanologici e una Protezione Civile attiva e competente, oltre ad un Ministero per i Beni Culturali, non viene redatto un piano epocale, definitivo che possa farci sorridere al passaggio di un qualsiasi evento sismico e non vedere persone terrorizzate, che devono andare dallo psicologo per curarsi dal trauma da scossa tellurica, morti o feriti o gente sfollata, mandata lontano da casa a tanti chilometri di distanza aumentando disagio e dolore e scomodità, che grazie alla solidarietà di tanti comunque, ottengono beni di prima necessità, ma, passato il primo momento emotivo, i problemi rimangono su territori operativi fino al momento del terremoto, poi feriti e con poche possibilità di un immediato recupero.

I soldi che arrivano sono tanti ma la domanda è: 
arrivano dove e come vengono gestiti, perchè non viene messo on line una applicazione che mostra quanti soldi arrivano, come vengono spesi, quanti e se ne rimangono e dove vanno a finire?
Il terremoto è come la guerra, c'è chi perde tutto e chi si arricchisce, in tempo di social questo problema può essere affrontato e sconfitto.
Il terremoto con città costruite possibilmente con il legno, materiale di cui sono ricchissime le nostre montagne, ci garantirebbe un impatto meno doloroso e sconvolgente al momento dell'evento, ci farebbe vivere il territorio con molta più consapevolezza e sapendo di costruire senza vedere, dopo venti o trenta anni tutto a terra di nuovo.

Troppi eventi luttuosi che si sono succeduti nel giro di pochissimi anni, DEVONO far riflettere le istituzioni e fare un piano di media lunga e lunghissima durata, fare e disfare, dicevano gli antichi, è tutto un lavorare. Diamo risposte a chi la montagna non la vuole lasciare, a chi ha mantenuto alta
l'economia italiana con il turismo, la produzione dei prodotti tipici, la buona gastronomia, il rispetto dell'arte e la cura del patrimonio artistico, la cura dei parchi, l'inventiva degli imprenditori genius loci di una terra che ha richiamato gente da tutto il mondo.



Ora è la Valnerina ad avere bisogno del mondo, sperando che in futuro, non debba accadere ancora, di ritrovarsi improvvisamente senza casa, in pericolo di vita e con con i prodotti sepolti dalle macerie, con una vita tutta da ricostruire considerando che qui, in Valnerina, l'inverno si fa sentire, l'umidità penetra nelle ossa e gli anziani che hanno resistito a tante calamità, vengono messi a dura prova, peggio poi se gli propongono di andare lontano dalla loro amata montagna che, anche se li ha traditi, è ferita anche essa in maniera evidente, per la tremenda faglia trasversale che mostra tutta la fragilità del Vettore e di tutta la vallata intorno.






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